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Le Armonie dell’Arte

Il Romanticismo

  • mercoledì 19 Giugno 2024 Ore: 20:30 | Bologna, Teatro Auditorium Manzoni
A cura di: Barbara Abbondanza | Supervisione scenica: Giovanni C.F. Villa
Coproduzione: Teatro Comunale di Bologna e Innovio

Il Romanticismo arriva da lontano e occupa il suo presente, dilaga in tutti gli aspetti della civiltà occidentale e le permea di una nuova sensibilità. Riconosce una frattura dalle epoche precedenti e segna, tra Settecento e Ottocento non solo la letteratura ma anche le arti figurative, la musica e la filosofia.

Una sensibilità che si declina in temi, personaggi, percezioni che interpretano le domande dell’epoca e pongono nuove risposte: se qualcuno declina in negativo le caratteristiche romantiche -malinconia, inquietudine, infelicità, delusione, rifiuto della realtà- il mistero e il desiderio acquisiscono nuovi statuti.

Gli intellettuali, di tutti i tipi, estrazioni e nazioni, si ritagliano uno spazio nuovo. In una epoca di grandi e rapide trasformazioni -la rivoluzione politica che dilaga per l’Europa, l’idea di sovranità popolare, quelle di libertà ed eguaglianza, mentre la rivoluzione industriale sconfigge le stratificazioni sociali tradizionali e permette l’ascesa di nuovi ceti- si deve ripensare e ricollocare nel mondo.

Nei pochi decenni che dura, questo filone di pensiero (e azione), coglie uno spirito -che sarebbe perfetta parola romantica- del tempo e lo consegna al futuro: e il suo insegnamento risuona ancora fino a noi. Vedremo in che modi, in che testi, in che idee e quali frutti, attuali e no, ci ha portato.

PROGRAMMA MUSICALE

Johannes Brahms
Sinfonia n. 3 in fa maggiore, op. 90 (mov. III)
Nella terza delle sue quattro sinfonie, vertici assoluti del sinfonismo romantico, Brahms sostituisce il più canonico Scherzo con un Poco allegretto in cui si ascolta tutto il respiro musicale di cui il compositore amburghese è capace, intriso di canto, malinconia, tenerezza ed al contempo leggerezza. Un brano rimasto nell’immaginario comune tanto da essere citato più volte nel cinema (come nel famoso film Le piace Brahms?) ed in molti brani pop e jazz. L’espressione in musica
di un addio nostalgico.

Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 5 in do minore, op. 67 (mov. I)
Da una brevissima figura ritmica Beethoven sviluppa uno dei brani più famosi della storia della musica, dimostrando il punto di maturità a cui è giunto il pensiero musicale occidentale alle porte dell’800. Emblema dell’artista romantico, primo grande compositore completamente affrancato dai committenti, Beethoven
ci regala attraverso questo capolavoro tutta la maestria, l’efficacia e la potenza della sua musica.

Giuseppe Verdi
da “Luisa Miller”, Ouverture
Il melodramma verdiano racconta storie che rimandano a valori universali e che interpretano perfettamente le pulsioni di un intero popolo rispetto alle grandi evoluzioni e rivoluzioni della storia ottocentesca. Messaggi che Verdi nasconde sotto la meraviglia della sua invenzione musicale e la forza e la precisione della sua
concezione drammaturgica.

Giacomo Puccini
da “Manon Lescaut”, intermezzo
La musica romantica arriva a raccontare in profondità l’emozione interiore come mai era successo prima, preparando il terreno alla rivoluzione espressionista di inizio ‘900. In quest’opera del giovane Puccini, che si appresta a diventare uno dei più grandi compositori dell’opera italiana, si attua l’espressione del sentimento in tutte le sue sfumature e la sua dinamica, i suoi sobbalzi rapsodici che vanno dalla più profonda intimità all’esplosione plateale, quasi riassumendo in un solo brano lo spirito della musica del suo tempo.

Richard Wagner
da “Lohengrin”, Ouverture
Richard Wagner è capace di raccogliere tutto il linguaggio romantico e farne una tavolozza attraverso cui dipingere un’opera d’arte totale, cercando l’assolutezza dell’espressione musicale, facendo esplodere il potere simbolico del materiale musicale, dall’estrema ricchezza dell’armonia a quei leitmotiv che rendono ogni tema un personaggio, dalla varietà timbrica delle orchestrazioni all’ampiezza trascendentale del suo respiro formale.

Antonín Dvořák
Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95, “Dal nuovo mondo” (mov. I)
Antonín Dvořák giunge nel 1891 a New York e rimase sopraffatto dalla ricchezza e dalla complessità di un mondo così diverso da quello boemo da cui proveniva. Incuriosito ed ispirato dalla cultura dei nativi americani, due anni dopo compone questo capolavoro assoluto che in qualche modo anticipa in musica quel progressivo incrocio di culture che si attuerà con la globalizzazione, anticipando lo spirito dell’uomo nuovo del XX secolo e quei possibili nuovi mondi che ne verranno generati fino ai nostri giorni.

Autori

Melania Mazzucco

Stefano Salis

I protagonisti

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

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